San Giorgio 2023 – Diario di Bordo di Reparto
GIORNO 1
Il primo giorno comincia in sede, caricando il pullman con zaini e materiale necessario, per poi
partire verso Oricola per le 16:15/16:20. Il viaggio, durato circa un’ora, è trascorso senza eventi
di rilievo o morti improvvise, eccezion fatta per alcune “discrepanze” del guidatore sulla rotta da seguire che ci hanno portato a tardare leggermente a seguito di svariati dietrofront in una strada di neanche 30 metri. Verso le ore 17:30 giungiamo a Oricola, dove passiamo mezz’ora nel tentare di fare una catena umana per scaricare le varie macchine in modo efficiente e trascinando casse colme di oggettistica di varia natura su e giù per una rampa di scale, aspettando che i capi decidessero il luogo di scarico effettivo.
Alla fine, però, siamo riusciti nell’impresa e finalmente abbiamo fatto il quadrato, al quale si sono uniti anche il reparto e il branco di Carsoli, che prima del nostro arrivo, apsettandoci, hanno preparato sede e refettorio.
Infine, dopo aver infranto qualsiasi legge della geometria euclidea per far entrare 40 lupetti in uno spazio decisamente troppo piccolo e a seguito delle presentazioni e dell’Alza, interrotte da un noto mago oscuro, ci siamo diretti, insieme al reparto Vega, nel luogo a noi dedicato per issare il sottocampo, che, ironia della sorte, si trovava ad una distanza da maratoneta dal refettorio e da qualsivoglia civiltà.
Abbiamo montato le tende abbastanza rapidamente, giusto in tempo per la cena, che era prevista per le 20:30, ma nulla ci poteva preparare alla scoperta della regola d’oro che ha guidato l’intero campo, ossia che tutto fosse ancora regolato sull’ora legale, per cui ogni azione si svolgeva un’ora dopo l’orario previsto: e vi assicuro che no, non era intenzionale.
Dopo aver cenato verso le 21:30 e aver lavato (circa) le gavette, siamo tornati al sottocampo per allestire un umido Fuoco di Bivacco, dopo il quale siamo andati a letto senza troppi complimenti, ma la vita ci sorrideva comunque.
GIORNO 2
La sveglia è stata come una sassata alla nostra sanità mentale, impersonata da un gallo che, invece dell’ora legale, o quanto meno solare, seguiva il fuso orario neozelandese iniziando a cantare già dalle 3:30 del mattino.
Il buon senso suggeriva un’amara vendetta, purtroppo incompiuta, con quel dannato pennuto che si può considerare l’essere più fortunato sulla terra ad avere ancora il respiro in gola. Dissipato l’astio per il gallo e per il freddo, sia noi che il reparto di Carsoli ci siamo diretti verso il refettorio, bramando una colazione.
Ottenuto il pasto, siamo andati a prepararci per l’hike, riempiendo tutti gli zaini possibili di acqua e provviste per il pranzo. La camminata non si è rivelata troppo malvagia, specialmente per i superstiti dell’hike del campo regionale 2021, a seguito del quale siamo ormai psicologicamente preparati a camminate di un paio d’ore come questa.
Ci siamo fermati per pranzare già verso le 12:30, in una zona adatta all’allestimento di un fuoco. A quel punto ci siamo dedicati alla realizzazione degli spiedi per le salsicce, al procurare la legna da ardere e all’esaminare un affascinante, per quanto inquietante, scheletro di mucca. Dopo il pranzo, con decisamente non abbastanza cipolle, ci siamo incamminati verso Oricola, intorno alle 15:45, fermandoci brevemente nei pressi di un fontanile per fare un piccolo e simpatico gioco dell’oca dove tutti hanno sottovalutato la pattuglia Volpi.
Siamo rientrati intorno alle 18:40, e non avevamo tempo da perdere in quanto, di reparto, dovevamo fare delle scenette da presentare al fuoco di quella sera. Le premesse di collaborazione tra Falchi e Cobra erano dubbie, ma dopo poco più di un’ora di caos e prove generali molto poco generali, siamo venuti fuori con una scenetta nel complesso simpatica. Siamo andati a letto soddisfatti, ma con il remoto timore di quel maledetto pennuto.
GIORNO 3
Già dal mattino, gravi tumulti, sotto forma non di galli ma di nuvoloni grigi, sconvolgevano il sottocampo. Quel pomeriggio saremmo dovuti tornare a casa ed era quindi imperativo smontare il sottocampo e caricare gli zaini in macchina prima del diluvio e siamo riusciti a farlo per un pelo.
La colazione è stata un meritato premio per il nostro eroismo. Alla fine l’alluvione è venuta, tentennante e con molte pause di breve speranza, ma comunque abbastanza incalzante da costringerci a chiuderci nel refettorio per tutta la mattina, cantando qualsiasi cosa ci passasse per la mente in un clima comunque piacevole.
Ciò nonostante abbiamo dovuto, per ovvi motivi, rimandare l’attività prevista per quella mattina, che si sarebbe dovuta svolgere per tutto il paese, spostandola al primo pomeriggio, subito prima del quadrato.
Purtroppo i tempi stretti hanno tolto molto valore all’attività, che sarebbe potuta essere molto meglio di quello che di fatto fu. Dopo ulteriori paradossi prospettici per formare il quadrato, e dopo aver caricato ogni cassa, zaino, chitarra e atro nel pullman, abbiamo lasciato Oricola, all’incirca intorno alle 17:30 (sempre un’ora dopo quanto previsto ), per giungere in sede per le 18:40.
Andava tutto bene.